Trattato di Dublino. Un trattato vecchio per un mondo cambiato.

Trattato di Dublino. Un trattato vecchio per un mondo cambiato.

7 Giugno 2018 0 Di mircomion

Cos’è il regolamento di Dublino

Disciplinato dalla norma 604/2013, imposta le regole per gli Stati membri sulle richieste di protezione internazionale presentate da cittadini di altri paesi o da apolidi. In parole più semplici, il regolamento di Dublino (detto Dublino III) stabilisce quale nazione debba farsi carico di accogliere i richiedenti l’asilo. Si tratta di un’evoluzione della Convenzione di Dublino del 1997.


Il sistema di accoglienza è stato concepito quando i flussi migratori erano inferiori a quelli attuali. Secondo le prime regole, a occuparsi del migrante è il primo paese in cui il richiedente inoltra la propria domanda di asilo.

Questa condizione espone a flussi maggiori i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, facendo venire meno il principio di solidarietà tra stati membri su cui, almeno sulla carta, si basa il regolamento di Dublino.

 

Perché lo si vuole riformare?

Le riforme del vecchio regolamento si sono rese necessarie con l’aumento massiccio dei flussi migratori degli ultimi anni, capaci di creare più di uno squilibrio all’Europa di Schengen e al sistema di asilo disegnato dalla vecchia convenzione di Dublino. Al centro delle controversie ci sono i passaggi del regolamento che impongono di inoltrare la richiesta di asilo nel paese di prima accoglienza: un principio che scarica il peso dei flussi sulle spalle dei paesi esposti alle rotte del Mediterraneo, come la stessa Italia e la Grecia. Il peccato originale del regolamento di Dublino è quello di assegnare allo Stato che per primo accoglie i migranti tutti gli aggravi e gli oneri relativi alla gestione dei nuovi arrivati.

Cosa che va a svantaggio di paesi dell’area del Mediterraneo in primis Grecia e Italia.

La proposta iniziale della riforma, risalente al 2016, sembra andare in questa direzione, fissando un meccanismo automatico di ripartizione a favore dei paesi più esposti. I principi di fondo sono quelli della «condivisione equa» di responsabilità. Se un paese supera del 150% la sua “capienza”, ogni nuova richiesta deve essere reindirizzata in automatico ad altri paesi. Se questi ultimi rifiutano, scatta una penale di 250mila euro per ogni richiedente asilo che viene respinto.

Perché è saltato

Gli stati membri non hanno trovato un accordo sui nuovi principi di ripartizione dei richiedenti l’asilo e il principio attuale, quello secondo cui il primo paese in cui arriva un migrante è il responsabile della sua domanda di asilo e della sua accoglienza, è stato definitivamente cassato.

La proposta bulgara

La Bulgaria ha proposto una bozza di riforma che non prevede la ripartizione obbligatoria per i richiedenti asilo e propone invece che gli stati membri che non vogliono accogliere i migranti possano offrire aiuto economico agli altri Paesi.

Ora cosa succede?

Gli accordi vanno certamente rinegoziati. Probabilmente Dublino IV sarà un cocktail di esigenze avanzate da ogni singolo paese e il peso specifico di ognuna di queste coinciderà con il peso politico dei singoli stati.